1、PAGINA 1Tiziano Terzani nasce a Firenze nel 1938. Compiuti gli studi a Pisa, mette piedeper la prima volta in Asia nel 1965, quando viene inviato in Giappone dallOlivetti per tenere alcuni corsi aziendali. La decisione di esplorare, intutte lesue di-mensioni, il continente asiatico si realizza nel 1
2、971, quando, ormaigiornalista, sistabilisce a Singapore con la moglie (la scrittrice tedesca Angela Staude) e iduefigli piccoli e comincia a collaborare con il settimanale tedesco Der Spiegelcome corrispondente. Nel 1973 pubblica il suo primo volume: Pelle di leopardo,dedicato alla guerra in Vietnam
3、. Nel 1975, rimasto a Saigon insieme con pochialtri giornalisti, assiste alla presa del potere da parte dei comunisti, e daquestaesperienza straordinaria ricava Gai Pbong! La liberazione di Saigon, che viene tradotto in varie lingue e selezionato in America come Book of th Month. Nel1979, dopo quatt
4、ro anni passati a Hong Kong, si trasferisce, sempre con la famiglia, a Pechino. Nel 1981 pubblica Holocaust in Kambodscha, frutto delviaggio aPhnom Penh compiuto subito dopo lintervento vietnamita in Cambogia. Il lun-go soggiorno in Cina si conclude nel 1984, quando Terzani viene arrestato perattivi
5、t controrivoluzionaria e successivamente espulso. Lintensa esperienzacinese, e il suo drammatico epilogo, da origine a La porta proibita (1985),pubbli-cato contemporaneamente in Italia, negli Stati Uniti e in Gran Bretagna. Le tap-pe successive del vagabondaggio sono di nuovo Hong Kong, fino al 1985
6、; Tokyo,fino al 1990 e poi Bangkok. Nellagosto del 1991, mentre si trova in Siberia conuna spedizione sovietico-cinese, apprende la notizia del golpe anti-Gorbacv edecide di raggiungere Mosca. Il lungo viaggio diventer poi Buonanotte, signorLenin (1992), che rappresenta una fondamentale testimonianz
7、a in presa direttadel crollo dellimpero sovietico. Un posto particolare nella sua produzioneoccu-pa il libro successivo: Un indovino mi disse, che racconta di un anno (il 1993)vis-suto svolgendo la normale attivit di corrispondente dallAsia senza mai pren-dere aerei. Nel 1998 pubblica In Asia, un li
8、bro a met tra reportage e raccontoautobiografico, che traccia un profilo esaustivo degli eventi che hanno segnatola storia asiatica degli ultimi trentanni. Nel marzo 2002 interviene nel dibattitose-guito allattentato terroristico di New York dell11 settembre 2001 pubblicando le Lettere contro la gue
9、rra.Conclusasi la sua collaborazione trentennale con il settimanale Der Spiegel, vi-ve attualmente in India, per lo pi ritirato in una localit ai piedi dellHimalaya.Nelle edizioni TEA sono stati pubblicati: Buonanotte, signor Lenin, In Asia, Un indovino mi disse, Pelle di leopardo, La porta proibita
10、 e Lettere contro la guerra.Tiziano TerzaniLa porta proibitaTEAPAGINA 2A Folco e Saskiacui ho impostoil mio amore per la CinaPrefazione alledizione 1998fare la Cassandra non un ruolo piacevole e certo non consola, col passar del tempo, accorgersi daver avuto ragione a prevedere il peggio.Sono passat
11、i quattordici anni da quando questo libro, frutto di vari viaggi e di un lungo soggiorno da giornalista straniero in Cina, venne pubblicato, ma non mi da alcuna gioia constatare oggi che molto di quel che allora avevo, solo intuitivamente, temuto s nel frattempo avverato e che molte delle conclusio-
12、ni cui ero arrivato in teoria, da osservatore, si sono nel frattem-po verificate nella realt.Dalla primavera del 1984, quando venni arrestato, rieduca-to e alla fine espulso, la Cina stata teatro di straordinari sconvolgimenti: il sistema dittatoriale maoista, fondato sulle-gualitarismo, stato sosti
13、tuito da uno, ugualmente dittatoria-le, ma fondato sulla logica capitalista; la vecchia ideologia del Servire il popolo stata rimpiazzata da quella di Arricchirsi glorioso. Alla liberalizzazione del sistema economico non seguita la liberalizzazione del sistema po-litico e il Partito Comunista, diven
14、tato sempre pi unorga-nizzazione nepotista e mafiosa, mantiene il monopolio del potere. Ogni richiesta di maggiore democrazia stata repres-sa. Nel 1989 la repressione stata durissima e plateale col massacro di alcune centinaia di giovani disarmati sulla piaz-za Tienanmen.Leconomia, nel frattempo, es
15、plosa a un ritmo che ha im-pressionato ed entusiasmato il mondo occidentale, ma anche in un modo che ha ricreato le condizioni di diseguaglianza tipiche della Cina pre-rivoluzionaria e ha condotto il paese sullorlo di un disastro ecologico, le cui avvisaglie si son viste con i recen-ti, spaventosi a
16、llagamenti.Quel che della Cina appare positivo ai nuovi saggi inter-nazionali - gli operatori economici e gli analisti delle societfinanziarie globali - non necessariamente positivo per i cinesidelle campagne e dei villaggi dove, tutto sommato, vive ancorala stragrande maggioranza della popolazione.
17、 Le grandi citt ci-nesi vantano oggi centinaia di nuovi grattacieli (molti vuoti edinutilizzati, come a Shanghai), i giornali scrivono deliziati deinuovi miliardari, ma il paese pi che mai instabile, senza ideePAGINA 3e senza un grande progetto per il futuro. Da Cassandra facile prevedere ulteriori
18、disastri.Ho accettato lidea del mio editore, Mario Spagnol, di ripub-blicare questo libro non solo perch colma un vuoto - quello dei reportage cinesi - lasciato nel volume In Asia, ma soprat-tutto perch tutto quel che succede oggi - e succeder domani - ha le sue radici in quegli anni in cui io e un
19、altro piccolo, for-tunatissimo gruppo di giornalisti avemmo la possibilit di vive-re fra i cinesi.In quegli anni divenne per la prima volta chiaro quel che era stato il progetto maoista e come era fallito. In quegli anni avvenne la grande svolta; se ne capirono le ragioni, se ne vi-dero i grandi van
20、taggi, ma anche le prime, preoccupanti con-seguenze.Arrivai a Pechino e fui colpito da come quella straordinaria citt, mutilata una volta dalle pretese urbanistiche dei comu-nisti, veniva distrutta una seconda volta dalle irrispettose esi-genze di una forma di modernit che cominciava a essere im-por
21、tata dallOccidente. Ne scrissi con disperazione, sperando che qualcuno fermasse quel delitto. Oggi posso solo constata-re che quellopera di annientamento di Pechino, meraviglia del mondo, stata portata a compimento nellindifferenza ge-nerale.Scrissi della colonizzazione cinese del Tibet e della nece
22、ssit di salvare lanima di quella vecchia, diversa cultura. Oggi, a Lhasa, la loro capitale, i tibetani sono una semplice minoranza etnica e in generale sapprestano a diventare una razza in via destinzione.Scrivevo che uno degli effetti della ri-privatizzazione del-lagricoltura era lerosione dello sp
23、irito collettivo e con ci del-le. dighe il cui mantenimento aveva per secoli asservito i ci-nesi, ma ne aveva anche garantito la sopravvivenza. Oggi le co-muni popolari sono state smantellate, la terra restituita ai con-tadini, lidea del nostro rimpiazzata da quella molto pi na-turale, ma anche pi d
24、isastrosa, del mio, ed ecco che le di-ghe cedono. Le alluvioni che colpiscono vaste zone e minaccia-no di sommergere grandi citt come Wuhan, con milioni di abi-tanti, sono soltanto la punta di uno spaventoso iceberg rappre-sentato dallincuria con cui ormai viene gestito tutto ci che prima era comune
25、 e non privato.In quegli anni descrivevo un paese confuso fra vecchio enuovo, sempre pi insicuro delle sue radici culturali: una sorta di enorme zattera alla deriva appesantita dalla zavorra di un ca-davere, quello di Mao. ancora cos, anzi peggio, e Mao, mai sottoposto a un vero giudizio storico, se
26、mpre l a pesare sul-lanima della Cina, nel suo mausoleo, circondato ora da un nu-mero crescente di negozietti di souvenir.Il passato unindispensabile guida per chi vuol visitare il presente o immaginarsi il futuro. In tutti i miei viaggi mi porto sempre dietro i libri di qualcuno che ha percorso que
27、lla strada prima di me. Non solo mi fanno compagnia, ma me ne servo come termine di paragone, come misura di quel che vedo. Allo stesso modo pu essere utile questo libro di quattordici anni fa per chi voglia viaggiare Tisicamente, o anche solo di testa, nella Cina di oggi.Io stesso ci sono tornato v
28、arie volte a confrontare e aggior-nare le mie impressioni di un tempo. Ci andai nel 1989, di nascosto, fingendomi turista, per non perdere le grandi mani-festazioni per la democrazia e il seguito del massacro. Ci tor-nai nel 1993, lanno in cui non volavo per evitare un incidente aereo nel quale - se
29、condo un indovino cinese - sarei dovuto morire. Allora attraversai il paese in treno da sud a nord, fer-mandomi nelle citt meno visitate dai turisti. Ho rivisto la Ci-na nellestate 1997, andando a vivere per due mesi a Hong Kong durante il passaggio della colonia inglese sotto la sovra-nit di Pechin
30、o.Ogni volta mi ha colpito il vedere come le vecchie contrad-dizioni della Cina - quelle classiche fra citt e campagna, fra zone costiere e zone dellinterno - non sono state risolte, ma anzi aggravate, dalla nuova politica; ogni volta mi ha colpito il vedere come, mentre il paese in generale si svil
31、uppa e si ar-ricchisce, parti enormi di popolazione si impoveriscono e perdono quella garanzia di minima sopravvivenza che avevano un tempo. La ristrutturazione economica, per esempio, ha messo pericolosamente in giro una enorme massa vagante di operai in cerca di lavoro a giornata. Si tratta di 120
32、 milioni di persone che, fino a quando leconomia tira, contribuiscono alle finanze delle famiglie lasciate nelle campagne, ma il giorno in cui la ristrutturazione dovesse fallire potrebbero, per disperazione, di-ventare la miccia che appicca il fuoco agli agglomerati urbani in cui sono ora accampati
33、.Con la svolta voluta da Deng Xiaoping, la Cina, come tuttiPAGINA 4gli altri paesi dellAsia, s messa sulla via dello sviluppo indi-cata dallOccidente. Come tutti gli altri paesi, anche la Cina ha accettato questa come lunica forma di modernit possibile e ha deciso che lessere parte del mondo globale
34、, propugnato innan-zitutto dagli Stati Uniti, lunica alternativa politica. Eppure la modernit, come ogni forma di sviluppo, non pu che essere frutto di una cultura, di una esperienza, di un proprio cammino e non pu bastare importare dallestero modelli e fabbriche, non pu bastare mettere le proprie m
35、asse di operai sottopagati al servizio di capitali stranieri, interessati solo a produrre cose utili a se stessi, per sviluppare davvero un paese antico e diver-so come la Cina.Le conseguenze sociali del perseguimento di una politica ora tutta puntata sul profitto e determinata solo dalle regole del
36、 mercato sta producendo in Cina gli stessi scompensi e gli stessi sconquassi sociali che si sono visti in altri paesi del Sud-Est asiatico. Per il momento, per, la Cina, pur avendo gi le de-formazioni strutturali che hanno portato quei paesi alla crisi - la corruzione dilagante, la natura nepotistic
37、a del capitalismo, un sistema bancario instabile - sembra sfuggire alla ultime conse-guenze: la speranza generale - specie in Occidente - che la Cina si salvi e con ci salvi tutti.E se non succedesse? E se questo modello di modernit non desse i risultati sperati? E se la globalizzazione, tanto vanta
38、ta come panacea di tutti i mali, come unico antidoto contro guerre e conflitti, fallisse? La reazione nella Cina che - non va mai dimenticato - immensa e rappresenta sempre un quarto dellumanit, potrebbe essere pericolosissima perch sarebbe principalmente una reazione di rigetto, di rigetto di tutto
39、 quel che importato, che occidentale.La fine del miracolo asiatico ha ammansito tutte le ti-gri , ma non affatto sicuro che lo stesso succederebbe con il drago cinese. Al contrario. La Cina una grande potenza, armata nuclearmente e non avrebbe altra via per ritrovare una sua coesione interna che que
40、lla dellarroganza nazionalisti-ca. In questo senso la Cina rappresenta una mina vagante di cui impossibile non preoccuparsi.Anche se il peggio fosse evitabile, gi terribilmente triste vedere la Cina che rinuncia progressivamente alla sua diversit per diventare sempre di pi un paese come tutti gli al
41、tri. tri-ste per moltissimi cinesi ed triste per certi stranieri come me che, non avendo mai visto la Cina come un grande mercato, ma come una diversa esperienza di civilt, hanno speso anni a cer-care di capirla, finendo per averci una storia che stata anche una storia damore. t.t.Orsigna, settembre
42、 1998PAGINA 5prefazionediventai Deng Tiannuo nel 1968.A quel tempo la Cina era nel mezzo della Rivoluzione Culturale e Mao a Pechino era la scintilla che accendeva la fantasia della giovent occidentale ispirata dal suo messaggio antiauto-ritario.Vista da lontano, la Cina appariva come il paese pi cr
43、eativo e Mao un genio impegnato nel pi grande esperimento di inge-gneria sociale che lumanit avesse mai tentato: la ricerca di una societ pi giusta e pi umana.Da che mondo mondo le giovani generazioni si sono sem-pre lasciate affascinare dalle idee nuove e spesso hanno dimen-ticato di considerare le
44、 conseguenze che quelle causano nella pratica. La mia generazione non fu da meno e molti furono af-fascinati dalla grande illusione rappresentata da Mao e dalla sua Cina. Se il nostro era un mondo vecchio e imperfetto, se le spe-ranze del passato erano state frustrate, ecco una nuova occasio-ne. La
45、Cina non sarebbe stata unaltra Unione Sovietica o unaltra Cuba. La Cina era qualcosaltro. E cos la Cina divenne un mito, appunto il mito dellaltro.Io volli andare a vederlo coi miei occhi e mi preparai stu-diando la lingua, la storia, la politica cinese e dandomi un nome cinese, Deng Tiannuo, in mod
46、o da essere meno straniero quan-do mi fosse finalmente toccato di vivere fra cinesi. Mi ci vollero anni di attesa, perch a quel tempo solo pochi fidati ed eletti venivano ammessi in paradiso . Dovetti aspet-tare che Mao morisse e che Deng aprisse le porte della Cina per far rotta con la famiglia ver
47、so Pechino.Ci arrivai nel gennaio 1980 e mi fu subito chiaro che la real-t era meno affascinante dei sogni. Andai a cercare quella spe-ciale forma di socialismo che si diceva fosse stata costruita in Cina, ma non trovai che le rovine di un esperimento fallito ma-lamente. Andai a cercare quella nuova
48、 cultura che doveva esser nata dalla rivoluzione e non trovai che i mozziconi di quella vecchia, splendida cultura che nel frattempo era stata sistema-ticamente distrutta.Fra le varie porte che Deng aveva aperto cerano anche quelle dei campi diconcentramento dei campi di rieducazione at-traverso il
49、lavoro in cui almeno venti milioni di intellettualiPAGINA 6erano finiti a causa del loro disaccordo col regime. Incominciai cos a incontrare quelle che erano state le vittime della follia di Mao e ben presto capii che il sogno di Deng Tiannuo era stato lincubo della Cina.Leggere, a tavolino, nellovattata atmosfera della Columbia University a New York, gli slogan di Mao,